14 marzo 2008

STRETCHING? perchè farlo?

Lo stretching (dall’inglese to stretch: allungare, stendere) si identifica con quei gesti naturali di allungamento che fanno parte della nostra quotidianità: tutti noi compiamo, in maniera del tutto spontanea, azioni di autostiramento, allo scopo, per esempio, di prepararci al movimento o di cercare sollievo dalla fatica. Sono gesti istintivi, che spesso facciamo senza rendercene conto, che, però, ormai da anni, grazie ad una sempre maggiore applicazione della ricerca scientifica alla pratica sportiva sono divenuti parte integrante della preparazione per tutte le discipline, in quanto, per esempio: - aiutano nella prevenzione dei traumi; - accorciano i tempi della riabilitazione post infortunio; - accelerano il recupero dalla fatica; - facilitano la ripresa del lavoro atletico dopo un periodo di inattività; - favoriscono il rilassamento. Lo stretching (anche se naturale ed istintivo) deve essere eseguito in modo corretto, in sintonia con il proprio corpo, senza mai eccedere. Risponde alle necessità di tutti, ma, per avere risultati, servono regolarità e capacità di rilassamento. Oltre agli impieghi che trova in tutti gli sport (in fase di riscaldamento, nel defaticamento e come prevenzione alle lesioni), oggigiorno è stato riscoperto come una vera e propria forma soft di attività fisica, che privilegia il benessere migliorando la capacità rilassamento, l’elasticità muscolare, la mobilità delle articolazioni ed il tono muscolare. Lo stretching può essere: - dinamico (caratterizzato da una estensione graduale che arriva ai limiti dell’allungamento stesso); - statico (consiste nel mantenere per un certo tempo una determinata posizione). Entrambi possono a loro volta essere eseguiti in modo: - attivo (l’allungamento viene raggiunto attraverso la contrazione dei muscoli antagonisti); - passivo (vi è il ricorso all’aiuto di attrezzi specifici o di un partner).